Dopo il diploma e un percorso di crescita professionale negli uffici stile di prestigiose griffes quali Aquilano Rimondi, Roberto Cavalli, Max Mara Fashion Group, Alexander McQueen e Maliparmi, Lucia Russo nel 2011, partecipa a NEXT GENERATION, e arriva a posizionarsi tra i semifinalisti.
La capsule collection che porta in passerella non lascia indifferente la giuria e dopo diverse collezioni presentate durante fashion week milanesi e prestigiosi eventi di fashion design quali Alta Roma e Pitti e Amsterdam negli anni successivi, Lucia Russo decide di lanciare la sua griffe Lucia Russo Urban Couture.
La filosofia alla base del brand sta tutta nella ricerca tessile e sartoriale coniugata con l’uso di tecniche e tecnologie di stampa eco-responsabili per la stampa digitale dei tessuti.
A qualche mese dalla sua partecipazione alla Torino Fashion Week, l’ho incontrata per farle alcune domande.
Lucia Russo. L’intervista
Lucia, raccontami un po’ come hai iniziato?
Dire: “Sin da bambina…” sembra una banalità, ma è proprio quando si è bambini, quando non si hanno pensieri o non si ricevono giudizi che si vive il momento più creativo. Devo dire che tutti riconoscevano in me uno spiccato senso logico e una certa attenzione nel “costruire”: posso dire che ho iniziando “costruendo” ciò che l’immaginazione mi suggeriva, ho sviluppato la capacità di vedere un oggetto scomposto in 3D e da lì la capacità di mettere in pratica come realizzarlo…dal portapenne fatto in cartoncino colorato al vestito per Barbie, che è stata la mia prima modella. Da qui è nato il mio motto:”Se non esiste, lo invento!” È stato così che ho assorbito subito i segreti basilari della modellistica, ho compreso le prestazioni di fibre, ho imparato a creare le illusioni ottiche all’interno delle mie stampe su tessuto e a seguire passo dopo passo la confezione dei capi che sviluppo per #LRurbancouture e per le Aziende che si affidano alla mia creatività per arricchire il loro know how.
Qual è stato il tuo percorso?
Il mio percorso è stato segnato dalla mia passione per la matematica e la geometria e l’immaginario Optical di Victor Vasarely, che ha basato il suo mondo sull’illusionismo di “Forma” e “Colore”.
Ho iniziato con un advanced training alla facoltà di Disegno Industriale al Politecnico di Torino, ma la necessità del “mettere in pratica” mi ha spinto a spostare le mie scelte verso l’ Istituto Marangoni che mi ha formato sia come professionista in ambito stilistico dal 2007 al 2010 e poi investendo su di me come fashion&digital design lecturer dal 2014.
Le esperienze nel mondo del lavoro sono iniziate a fianco di Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, assistendoli in sfilata e in ufficio stile passando dalle mansioni più semplici come comporre una cartella tessuto/colore alla responsabilità di ricostruire i disegni tecnici dello sviluppo di collezione da loro ideato. A queste esperienze sono seguiti gli episodi più importanti che hanno reso unico il mio portfolio: la finale di Roberto Cavalli 40th Anniversary Menswear Contest nel 2010, la finale di Max Mara is looking for young deisgners nel 2011, la finale di Next Generation contest by Camera Nazionale della Moda Italiana nel 2012. Nel 2010, Roberto Cavalli in persona ha selezionato i miei sketches che celebravano i suoi 40 anni di carriera con una capsule collection ispirata alle music stars degli anni 70, pubblicata sulla pagina ufficiale facebook di Roberto Cavalli Group come copertina del contest .
Nel 2011, Laura Lusuardi, Direttore artistico dei marchi Max Mara Fashion Group, ha inserito la mia proposta creativa per “MMFG is looking for designers” nei 25 migliori tra le centinaia di migliaia di applications giunte da tutto il mondo, vedendo un mio progetto di textile design realizzato per le collezioni destinate alle vendite.
Nel 2012, il consiglio direttivo di Camera Nazionale della Moda Italiana mi ha dato la spinta a diventare una designer indipendente selezionandomi tra gli 8 finalisti della 6a edizione di Next Generation e sostenendomi nel calendario ufficiale di Milano Fashion Week dal 2012 al 2015 tramite il progetto N.U.DE.-New Upcoming Designer sulla piattaforma Mercedes Benz Fashion Club che mi ha dato la possibilità di esportare #LRurbancouture sulle piattaforme internazionali Mercedes Benz Fashion Week di Amsterdam, Warsaw e Mexico City, Pitti Immagine e Alta Roma. La mia crescità è avvenuta non solo tramite queste esperienze esclusive, ma soprattutto grazie al percorso come professionista nell’ufficio stile di McQueen e il ruolo di assistente direttore creativo in Maliparmì. Il lavoro nelle Fashion houses è il vero trampolino di lancio per un designer, cosa che le nuove generazioni un pò sottovalutano e messaggio su cui, io in veste di insegnante, punto sempre per far crescere studenti o chi interagisce con la mia esperienza: la “Moda” è un’ industria e lo stilista un “disegnatore industriale”, in cui le Aziende credono per creare un prodotto che faccia sentire speciali i consumatori.
Cosa ti ispira?
Trovo ispirazione in tutto ciò che è interattivo ovvero dove avverto interazione tra tecnologia, surrealismo digitale e suggestioni paesaggistiche in cui vi è un mix di metropolitano e naturale. Questo da’ vita al mio mondo DIGITAL LIBERTY, dove si incontrano spunti romantici, vestibilià sporty-chic e un textile design dalle cromie pop e decise. Questi elementi miscelati insieme creano LüciāRüx²ōUrbānCōütürė® ovvero un’idea di stile fatta dal giusto compromesso tra il minimalismo delle forme e il massimalismo del disegno di stampa.
I modelli della collezione si rifanno sempre a un vintage contemporaneo che va dalla fluidità fine anni 70 al maximal di forma e colore degli anni 80.
E’ un tipo di femminilità che si rivolge a una donna self – confident, con uno spirito da viaggiatrice, attitudine che le da modo di sperimentare. Ogni stampa e ogni ricamo hanno le origini nella OP Art da cui riprendo le geometrie e gli azzardati accostamenti di colore che convivono con i MUST HAVE dei nostri armadi, ovvero il BIANCO e il NERO.
Qual’ è la filosofia alla base delle tue collezioni?
Il pensiero che lega il mio mondo creativo è il techno-tailoring, quello che Simonetta Gianfelici, icona del fashion system e talent scout di Alta Roma e Vogue Talents, ha riconosciuto nelle mie proposte come SARTORIA TECNOLOGICA. Ho messo in pratica un’idea volta non solo a dare una proposta creativa, ma anche una ricerca esclusiva nei filati di ultima generazione su basi comfort e ferme con prestazioni saving-energy, saving environment e saving-space.
La collezione è riuscita a catturare l’attenzione di più piattaforme internazionali non solo grazie al contenuto stilistico, ma anche all’idea di ottenere due capi in uno attraverso una progettazione congiunta di modellistica, confezione e tessuto di stampa. Sono del parere che il sistema, tra fashion schools, professionisti e aziende di ogni tipo, immettano sul mercato una quantità di design tale da essere vicini alla saturazione. Ciò che rende un prodotto unico è il processo esclusivo che gli da vita e il messaggio pratico che esso contiene tramite ricerca e tradizione.
Cosa ti distingue?
Il mio parere, puramente soggettivo, mi dice che è il processo logico che applico al lavoro che faccio sia in versione indipendente sia in veste di consulente. Il mondo della creatività nasce dall’istinto, ma l’istinto deve essere domato dal pragmatismo. Per questo motivo, baso le mie idee su catene di valori cioè sulle causa/effetto dell’idea sulla realizzazione. La Creazione e una proposta di stile devono essere accompagnate da un’utilità nel ciclo di vita di un prodotto: nel caso di LüciāRüx²ōUrbānCōütürė®,gli addetti ai lavori hanno definito la collezione “distintiva” per l’ impegno dedicato alla ricerca sui filati e alle tecniche di stampa. Le mie esperienze nel mondo del Ready to wear, la fortuna che ho avuto nel crescervi e nel prendervi parte, mi hanno insegnato l’importanza nel dettaglio che è l’elemento imprescindibile della differenza: la mia cura per il dettaglio si basa sull’attenzione che pongo nella scelta dei materiali, nella lavorazione artigianale dei capi e nell’immaginario textile 3.0 che rappresenta la mia identità.
Lo scorso Giugno, hai preso parte alla prima edizione della TFW, le tue impressioni…
La partecipazione a TFW ha significato il mio ritorno in Città. La creatività e le mie scelte professionali mi hanno portata a crescere fuori dai confini piemontesi e ho visto nell’evento istituzionale Torino Fashion Week l’opportunità di ri-avvicinarmi al pubblico della città con uno show cinestetico, fatto di sensazioni visive per la parte di sfilata e di sensazioni uditive con la collaborazione con Bea Zanin e Diego Perrone, l’eclettico upcoming duo torinese ormai sempre più in ascesa nel panorama electro-pop italiano. Prima di TFW, l’evento a porte chiuse di portata internazionale MODEST FASHION ROUTABLE, all’interno del network GIES-Global Islamic Economy Summit a cura di Thomson Reuters e Comune di Torino, è stata la manifestazione che mi ha investito come delegato internationale rappresentante la Città per le esperienze vissute nel fashion system. Quando ho ricevuto la proposta di essere ospite del calendario di TFW e visto il patrocinio delle Istituzioni, ho deciso di accettare l’invito per sentirmi tra i protagonisti del progetto.
Tuttavia devo dire che dopo le mie esperienze sull’asse Milano-Roma-Firenze, sulle piattaforme Mercedes-Benz e dopo essere stata ospite a Doha durante la Qatar Fashion Week – Heya, Arabian Fashion Exhibition, quella della Torino Fashion Week è stata una puntata zero che può avere interessanti margini di crescita . Ho considerato la TFW come un evento per fondere la mia creatività con la città e lasciare un ricordo speciale a chi avesse assistito allo show legando la collezione al singolo “Plaza Victoire” che Bea Zanin ha eseguito in live performance col suo violoncello, accompagnata dal remix ad hoc di Diego Perrone: ho voluto trasmettere l’intento di dedicare il contenuto esclusivo della capsule proprio a Torino e non un’altra città. A credere nello show, è stata anche Vanni, l’avanguardista occhialeria sabauda, che ha arricchito lo styling degli Outfits in passerella con le collezioni Raster, Surfing e Tangram: la join venture tra #LRurbancouture e Vanni Occhiali è nata all’insegna di una collaborazione Made in Turin, dopo il loro successo sulle passerelle di Milano Fashion Week al fianco di note case di moda. TFW è stato così anche un canale di network.
Progetti futuri?
Continuo a fare ricerca sui filati e sulle tecniche di stampa per caratterizzare le nuove stagioni. Insieme a ciò non escludo assolutamente una vacanza per fare un refresh generale da cui attingere anche nuove ispirazioni. Il mio obiettivo è sempre esportare il contenuto della collezione all’Estero, ampliare la mia visione del sistema moda grazie al networking con nuove piattaforme ed avere sempre più un background internazionale e cosmopolita.
Un tuo pregio
Avere la capacità di non essere una prima donna in team working e saper canalizzare le energie per ottenere il miglior risultato esistente. In questo lavoro la coesione di gruppo è molto importante in quanto la costruzione di una collezione è frutto di creatività e manifattura e non solo di schizzi e illustrazioni: è l’insieme di forze di tutte le persone che collaborano allo sviluppo a finalizzare il progetto.
Un tuo difetto
A volte non essere abbastanza paziente. Penso molto velocemente ed, essendo una persona pratica, tendo a voler concretizzare subito. Ho capito con l’esperienza che anche l’attesa va a vantaggio di una strategia o di un lavoro pratico e ogni giorno, insieme al mio motto:”Se non esiste, lo invento!”, ripeto anche:”La pazienza è la virtù dei forti!”
Passioni oltre alla Moda
Sembrerà bizzarro ma ho due passioni in particolare che sono quasi estranee al mondo della moda: la prima è il calcio e la seconda è tutto ciò che riguarda scienza e fantascienza.
Il calcio è una passione che mi è stata trasmessa da mio padre e dal fatto che da piccola fossi un po’ maschiaccio: molti ragazzi, della mia età (e non), sono sempre stupiti dal fatto che io conosca moltissimo del campionato italiano e di quelli esteri. D’altronde se uno analizza il mondo calcistico, questo non è poi così lontano dal mondo della moda: i calciatori cambiano squadra, i designers cambiano i ruoli nelle direzioni artistiche e due realtà come Tod’s e la Fiorentina, unite dai Fratelli Della Valle, sono l’esempio pratico di ciò che dico.
Scienza e fantascienza sono legati al mondo della scoperta e dell’invenzione: il mondo delle reazioni chimiche e fisiche mi ha aiutato molto in certi aspetti del mio lavoro, per esempio nelle prestazioni dei tessuti o nella creazione del volume di un abito. Il senso di scoperta e la voglia di futuro sono attitudini di noi creativi che guardiamo sempre avanti e l’ unica volta che ci giriamo indietro è per recuperare qualcosa di Vintage da qualche archivio.
Torino, il tuo angolo del cuore
Il mio angolo di cuore è Piazza Vittorio.
In Piazza Vittorio ho passato i momenti più spensierati. È un luogo pieno di fascino che trasmette vibrazioni oniriche e positive: anche solo sedersi e guardare in direzione Gran Madre e vedere il cielo azzurro pieno di nuvole pannose, non fa altro che suggerirti che è un luogo unico al mondo. Per questo motivo ho scelto la collaborazione con Bea Zanin e il suo singolo Plaza Victoire (B. Zanin,2014) per il Catwalk soundtrack della sfilata, remixato ad hoc da Diego Perrone. Il passaggio che preferisco dice: “Io ci sono affezionata a questa città grigia e dorata”; sono parole che ripeto spesso quando ritorno a casa dopo un lungo viaggio.