Sometimes Blue is a little less than black
It’s just a matter of perception
Floating in the abyss I find the true Blue
Deep Blue
Con Deep Blue, Adriana Delfino prosegue nel suo intento di costruire una collezione permanente, che non tenga conto delle stagioni e che possa sommarsi e integrarsi con la precedente GolDust. Così, all’oro antico trovato nei fondali con GolDust si aggiunge il blu profondo di quegli stessi abissi; un blu talmente scuro e saturo da confondersi impercettibilmente con il nero.
Ecco la mia chiacchierata con Adriana e le foto della sua ultima collezione.
Adriana raccontami un po’ di te……..chi sei e cosa fai nella vita?
Faccio sempre un po’ di fatica a definirmi, forse perché le definizioni sono come gabbie in cui si sta stretti o forse perché in realtà sto con il piede in più scarpe… Qualcuno direbbe che faccio la stilista, ma in realtà io trovo più bella la parola “sarta”. A dispetto di quello che comunemente si pensa, un sarto solitamente usa mani e inventiva insieme. Mi piace la parola “sartoria” perché mi ricorda da dove è partito tutto: i primi furono i sarti che “inventavano” i vestiti e li sapevano cucire. Io sono innamorata dei gesti che si compiono in sartoria, perché mi ricordano la mia infanzia e perché fanno parte di un rituale antico e attuale insieme. A volte mi sembrano esercizi vicini quasi alla meditazione.
Una parte del mio lavoro è dedicata alla collezione su taglia, che da circa un anno è diventata permanente, nel senso che non è più stagionale. Si compone di pezzi che si aggiungono ai precedenti e che possono essere indossati in più stagioni, con un gioco di sovrapposizioni o a pelle. Cambia in parte l’ispirazione per ogni puntata, ma non cambia il mood di base. Un’altra parte del mio lavoro è dedicata alla sartoria su misura, con cui realizzo sempre pezzi unici, pensati per la persona. Quello che io considero il massimo lusso nel campo della moda.
Poi c’è la parte del mio lavoro dedicata all’insegnamento: per cinque anni ho insegnato storia della moda e micro-modellazione tessile in una scuola di design. Impartisco lezioni private di modellistica e inoltre da dieci anni lavoro con l’associazione ArtEnfant, realizzando un progetto che siamo stati i primi a ideare: insegnare la moda ai bambini. Il corso per giovanissimi talenti è annuale e prevede tutte le fasi relative alla creazione di una collezione di moda, dall’ideazione fino alla sfilata finale. Così si capisce quanto la moda sia un gioco, che si può fare sul serio.
Tu ami definirti una sarta, ma qual è secondo te la differenza tra una sarta e una stilista?
In realtà nel mio caso i due termini si sovrappongono. Poi, se devo essere sincera, trovo molto più moderno il termine sarta, piuttosto che stilista. Che senso ha impegnarsi a creare solo uno stile quando puoi prendere un pezzo di stoffa e farlo diventare un vestito che a sua volta è già anche stile?
Essere una sarta significa inoltre conoscere i meccanismi interni di un abito, quelli che lo fanno diventare un oggetto di design, ossia una macchina per vestire. E’ come quando da bambini si smontavano i giocattoli per vedere come funzionavano. Un sarto infatti per capire un vestito, lo rivolta sempre.
Per creare un abito, da dove parti?
Io parto ormai sempre dalla stoffa. Non è stato sempre così, all’inizio disegnavo molto. Col tempo mi sono resa conto che il disegno era limitante: bidimensionale, troppo statico. Partire dalla stoffa significa immergere le mani nella materia, osservare il movimento. Ora non disegno quasi più, i miei schizzi di solito sono appunti velocissimi. Il vero processo creativo avviene in laboratorio, con le prove su manichino o sulla modella.
Tu scrivi anche di Moda. Il tuo Blog si chiama Againstfashion; ci puoi spiegare il perché di questo nome?
Il nome nasce da una mia idea che mette in contrapposizione i termini fashion e moda. L’ho anche spiegato in uno dei miei ultimi post. Per come la vedo io è fashion tutto quello che è mero spettacolo (lo show!), che il più delle volte è la facciata o meglio la superficie del settore. Mentre moda è quello che mi interessa veramente: il contenuto, la storia, la magia.
A fine giugno Torino ospiterà la Torino Fashion Week. Il tema sarà l’emergente. Cosa ne pensi e come valuti l’attuale panorama dei così detti “Stilisti emergenti” torinesi?
Io spero che con questa manifestazione si intenda veramente dare ossigeno alle idee di molti dei bravi creativi che lavorano in città. Non mi piace il nome che gli hanno dato: Torino Fashion Week. Avrei preferito qualcosa che si distinguesse dalle varie settimane sparse ormai per tutto il mondo, magari un nome che fosse anche il sintomo di un cambiamento e non il solito rifarsi a situazioni già così usurate (e che mi appaiono anche vecchie). Torino vanta da sempre una qualità notevole per quel che riguarda le proposte di creativi della moda, giovani e meno giovani. Quello che dovrebbe davvero scrollarsi di dosso è il provincialismo che la fa propendere troppo spesso verso errori come quello di affidarsi a non professionisti o indugiare in una inutile esterofilia.
Un tuo pregio e un tuo difetto.
Credo che il mio pregio più evidente sia la capacità di sintesi, che contemporaneamente può essere visto come difetto da chi invece preferisce indugiare in inutili giri di parole o altro.
Passioni oltre alla Moda
Mi appassiona tutto ciò che accende la mia curiosità: viaggi, arte, lettura, cinema, musica, teatro, natura… Sono praticamente onnivora, il problema è sempre trovare il tempo per approfondire!
Progetti in corso
Sono alle prese con la nuova collezione e poi mi sto appassionando alla sperimentazione nella creazione di vestiti di carta: un gioco, ma anche un esercizio creativo puro. Inoltre da circa un anno ho una rubrica fissa su di un magazine con sede a Londra: LIFEStyle Magazine (lismagazine.net). Naturalmente si tratta di una rubrica contro corrente!
Progetti futuri
Vorrei proseguire un progetto già iniziato con l’artista Andrea Massaioli chiamato LED/3 times: vestiti scultorei in cui è inserita una tecnologia LED. E infine mi piacerebbe lavorare ancora con la pelle per la linea di gioielli.
Torino, il tuo angolo del cuore
Amo le sale del Circolo dei Lettori in Via Bogino, in cui ci si può rilassare in solitudine o chiacchierare mentre si sorseggia un thè con amici speciali. Poi il luogo in cui vado a prendere energie è il lungo Po al parco del Valentino.